Per il programma televisivo di Mediaset e per la Iena Matteo Viviani nessun passo indietro neanche davanti alla “tragedia nella tragedia che non solo non ci lascia indifferenti, ma ha colpito tutti noi”. Viva lo pseudo giornalismo d’inchiesta, quello che mira alla gogna mediatica, sbattendo il “mostro” davanti alle telecamere senza preoccuparsi della tutela della privacy e delle norme deontologiche da rispettare.
Poco importa anche che le indagini, guidate dalla Procura di Forlì (che ora ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per istigazione al suicidio) e dai carabinieri, hanno portato alla richiesta di archiviazione di Zaccaria dall’accusa di morte come conseguenza di altro reato perché, secondo i pm forlivesi, non è stato ravvisato un nesso causale fra la morte del giovane e il comportamento dell’uomo (condannato per sostituzione di persone a una ammenda di 825 euro).
Nel servizio andato in onda martedì 8 novembre la Iena Viviani, e la redazione, si preoccupano solo di non mostrare nel filmato il 64enne che si è ammazzato dopo il video della scorsa settimana. Poi tanta retorica da chi spesso riesce a ricoprire più ruoli (giudice, magistrato e “giornalista”) nello stesso servizio.
“Con un servizio di Matteo Viviani ‘Le Iene’ stasera tornano a parlare della tragedia che ha colpito Daniele, un ragazzo di 24 anni che circa un anno fa si è tolto la vita, e del suicidio dell’uomo che aveva una relazione virtuale con il ragazzo. Il giovane di Forlì si era innamorato di una bellissima ragazza, ”Irene Martini”, conosciuta sui social. Dopo un anno in chat e migliaia di messaggi si era reso conto che la sua ”Irene” in realtà non è mai esistita, che dietro a quel profilo c’era un’altra persona. Da qui, il crollo” aveva fatto sapere la trasmissione in onda su Italia 1.
Viviani spiega poi che “prima di raccontare questa drammatica vicenda, ne abbiamo raccontate altre, molto simili, ma che fortunatamente non hanno avuto lo stesso epilogo. Oltre a Daniele, altri ragazzi avrebbero iniziato un rapporto via social con ”Irene Martini”. Se per alcuni non è stato nulla di significativo per altri, invece, la storia ha rappresentato qualcosa in più come per Daniele”.
“Il ‘catfishing’ è un fenomeno molto più ampio e pericoloso di quello che si può immaginare e le vittime sono sempre i soggetti più deboli, quelli che dovrebbero essere maggiormente tutelati” aggiunge. “La domanda è: attorno a questo problema stiamo vivendo un vuoto normativo? Abbiamo gli strumenti per proteggere le persone più a rischio? Nel nostro ordinamento è previsto il reato di sostituzione di persona, ma siamo sicuri che sia sufficiente?”.
“Sicuramente continueremo ad occuparci di ‘catfishing’, perché imparare a conoscere il problema è il primo passo per evitarlo” questo il commento di Viviani in chiusura del servizio.
Intanto la Procura di Forlì ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio dopo il clamore mediatico generato dal servizio de Le Iene e le successive minacce ricevute nei giorni scorsi da Zaccaria, con – stando a quanto riferiscono i legali che assistono la famiglia – manifesti che invitavano l’uomo protagonista del ‘catfishing‘ (l’utilizzo di un account con falsa identità da parte di una persona, allo scopo di raggirare altri utenti con il nome usato falsamente) a ‘bruciare all’inferno’. L’inchiesta, così come confermato al quotidiano da Maria Teresa Cameli, capo della procura di Forlì, è al momento a carico di ignoti.
Gli avvocati Pierpaolo Benini e Antonino Lanza hanno annunciato che la madre e la sorella del 64enne, da loro assistiti, sono pronti a costituirsi parte civile in caso di apertura di un procedimento per reati come violenza privata e, appunto, istigazione al suicidio.