Da una parte c’è la sinistra che prima crea il personaggio, lo candida, sfruttando la sua popolarità, e poi alla prima occasione dubbia lo scarica, prende le distanze e lo lascia in pasto alla gogna mediatica e social. Dall’altra c’è lui, Aboubakar Soumahoro, neo deputato della Repubblica italiana, che prova a difendersi, a chiarire vicende che riguardano la moglie e la famiglia di quest’ultima in una indagine (sulle cooperative che danno lavoro ai braccianti in provincia di Latina) che non lo vede coinvolto ma i cui rumors sono bastati a Sinistra Italiana ed Europa Verde per allontanare l’ex sindacalista Usb, mostrandosi già pentiti e imbarazzati.

Siamo in Italia dove clamore mediatico e dito puntato contro alla prima occasione buona sono il pane quotidiano. Soumahoro lo sa bene e dopo essersi (speriamo senza pressioni) autosospeso dal gruppo parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra italiana dopo 48 ore (quarantotto!) di confronto con i leader Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, a Piazzapulita sente di scusarsi ancora una volta, perché ormai per tutti è già colpevole. Mi scuso perché sono stato poco attento, mentre giravo per il Paese, a quello che c’era a casa mia. Io non sono in quella coop, ma approfondirò tutto come deputato della Repubblica” ribadisce il deputato di origini ivoriane, oggi 42enne. “Non sapevo nulla, se fossi stato a conoscenza di una indagine sulle cooperative gestite da mia suocera non mi sarei candidato” aggiunge.

Rispetto ai ritardi nei pagamenti degli stipendi Soumahoro ha ammesso che “doveva scattare da parte mia un ulteriore approfondimento. Essermi limitato a questa situazione non me lo perdono. E’ vero, la mia famiglia gestisce centri di accoglienza, ma quella gestione ha una ventina di anni e la mia attuale compagna l’ho conosciuta nel 2018 quando la coop già esisteva”.

A Soumahoro è stato chiesto conto delle immagini con accessori costosi e firmati che la sua compagna, che gestiva una coop assieme alla suocera oggi indagata per malversazione, sfoggiava sui social a fronte di 400mila euro di stipendi non pagati e di circa 200mila distribuiti alla dirigenza della coop e un resort che la sua famiglia avrebbe aperto in Ruanda. “Quelle immagini non mi hanno creato imbarazzo – ha risposto -. Il diritto all’eleganza e alla moda è libertà, la moda non è né bianca né nera. Poi quelle immagini vanno datate. Mia moglie ha la sua vita. Non lavora più nelle coop”.

Soumahoro ha poi spiegato, precisando che “tutti gli atti sono trasparenti“, che grazie al lavoro della moglie hanno comprato casa accendendo un mutuo trentennale. Agli ex colleghi della Lega Braccianti, poi tornati in Usb, che chiedevano conto di 56.800 euro non rendicontati su un bilancio di 220mila euro, il parlamentare rilancia: “Sono nelle condizioni di poter produrre tutte le prove. I soldi sono stati spesi per l’acquisto di generi alimentari, gel disinfettante, trasporti, e i rimanenti 56.800 sono andati nell’esercizio 2021. Il bilancio è disponibile sul sito della Lega Braccianti. Chi mi accusa oggi è tornato a far della Usb, organizzazione con cui ho un contenzioso, dopo essere passato con me nella Lega Braccianti. Sono tornati indietro perché mi avevano chiesto di destinare loro in forma di stipendio i soldi delle donazioni. Ho rifiutato”.

“Ho lottato contro il caporalato, lo possono testimoniare funzionari dello Stato, questori e prefetti. Quando i braccianti furono presi a fucilate sono stato fino alle due di notte col questore” ricorda Soumahoro che precisa poi di non aver mai usato i soldi delle donazioni per finanziare la sua ascesa politica: “Assolutamente no, mai. Anzi, ci ho anche rimesso. A chiedermi di candidarmi sono stati Sinistra Italiana ed Europa Verde. Ma il mio curriculum è la storia di centinaia di braccianti. Non sono un iscritto di Sinistra Italiana, quello che è avvenuto all’interno dei partiti prima del voto io non lo so. Ma non sono certo andato io ad autocandidarmi perché la mia storia non è uno show di Hollywood ma quella che ha dato vita al primo tavolo contro il caporalato”. Infine ricorda: “Sono nato per strada. Sono sempre stato nell’angolo. Ma l’essermi mosso dall’angolo non è stato un percorso individuale, è stato collettivo”.

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