Aveva 30 anni, si chiamava Francesco Terracciano ed era papà di due gemelli nati sette mesi fa il detenuto che si è tolto la vita nella casa circondariale di Poggioreale a Napoli. E’ il suicidio numero 81 registrato nel 2022 in tutte le carceri italiane. Una strage senza precedenti che prosegue indisturbata e nell’indifferenza più totale. Tra suicidi e decessi sono 195 le vittime totali di un anno che terminerà tra poche settimane.

Francesco, che viveva in provincia di Napoli, era in carcere per spaccio dal gennaio 2022, pochi mesi prima della nascita dei due figli. Era recidivo dopo una condanna scontata anni fa. “Ha compiuto, nella nottata, il folle gesto, lasciandosi morire impiccato nella sua cella” si legge in un comunicato del Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello. E’ il settimo detenuto che si toglie la vita nelle carceri campane. Una vera e propria ecatombe, fotografata la scorsa settimana dal garante nazionale Mauro Palma (584 suicidi negli ultimi 10 anni, di cui ben 22 registrati a Poggioreale che ha questo raccapricciante primato).

“Sono scosso e attonito”, afferma Ciambriello, secondo cui “si continua a morire per le troppe speranze deluse, si muore di fragilità umana e di abbandono”. “I numeri sulle morti per suicidio negli istituti di pena – aggiunge – sono allarmanti e devono indurre ad un’attenta riflessione. Si devono trovare soluzioni in fretta, altrimenti diveniamo complici di queste morti. Chi vive in una condizione psicologica precaria deve poter contare sull’aiuto di figure specializzate e in maniera costante e continuativa, perché, a volte, anche solo parlare con una persona può aiutare a superare un disagio. Per questi detenuti più fragili si potrebbe anche ipotizzare di incrementare le telefonate con i familiari, sempre nell’ottica di dare loro un sostegno, che mira ad evitare che l’espiazione della pena si trasformi in disgrazia”.

Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (Spp) Aldo Di Giacomo  parla di ”una situazione di intollerabile vergogna a cui va rapidamente messo fine”. “Il personale di polizia penitenziaria è stanco di tenere il conteggio dei detenuti che si tolgono la vita e di rinnovare l’allarme a fare presto. E poi altro elemento sempre più preoccupante si abbassa l’età dei detenuti suicidi a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici sono i più fragili e vulnerabili“, prosegue. Secondo il Spp “questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale”.

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