A fianco all’Europa nelle grandi sfide comuni. E pronta a difendere l’interesse nazionale, soprattutto dove l’Unione si mostra “invasiva nelle piccole cose” che i singoli Stati potrebbero, e saprebbero, “fare meglio”. Giorgia Meloni prepara da settimane il suo esordio internazionale a Bruxelles.
Sa di essere attesa con un misto di curiosità e di diffidenza, che deve mostrare la distanza dei conservatori, che presiede anche all’Europarlamento, con certo sovranismo che allarma le istituzioni europee. E che deve aprire un canale di dialogo solido per ottenere una sponda sui dossier più urgenti, l’energia prima di tutto, e la manovra. Ma anche la riforma del Patto di stabilità, che rischia di penalizzare l’Italia, maglia nera tra i 27 con il suo fardello del debito.
Prima di partire per Bruxelles, dopo avere sentito il giapponese Fumio Kishida, Meloni parla di Ue al telefono con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e anche con il polacco Mateusz Morawiecki. Certo, la sua idea è di una Europa che deve cambiare passo, rispondendo al principio di “sussidiarietà”: una unione “federale”, che si occupi delle “grandi questioni” e lasci il resto agli Stati: ci si occupi di “approvvgionamento energetico” piuttosto che “del diametro delle vongole”, manca “la politica estera ma si occupa di gender”, le parole che affida al nuovo libro di Bruno Vespa, rese pubbliche alla vigilia del suo viaggio, il primo di una serie di appuntamenti che la porteranno al Sharm el Sheikh per la Cop27 e poi a Bali per il G20 presieduto dall’Indonesia.
E ai vertici Ue magari racconterà le prime mosse dell’esecutivo di centrodestra, che tante polemiche stanno sollevando a Roma, chiarendo che l’Italia non è luogo dove si negano i diritti, a partire da quello di “manifestare, di esprimere il dissenso”. O dove si pensa di fare marcia indietro sull’aborto (“in tutta la mia vita – dice a Vespa – non ho mai detto che avrei messo mano” alla legge 194, assicura). Ma l’Italia, non mancherà di sottolineare, è un Paese che che farà sentire la sua voce, e difenderà i suoi interessi, a partire dalle licenze sulle spiagge su cui c’è una “disparità” di trattamento con altri Paesi che “hanno prorogato le concessioni”, che si configura come “incostituzionale”.
Difficile che si entri così nel dettaglio dei dossier in questi primi incontri: la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola sarà la prima, tra i vertici europei, a vedere Meloni, alle 16.30. Seguiranno i bilaterali con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. I temi dei tre incontri saranno più o meno gli stessi: crisi energetica, attuazione ed eventuale aggiornamento del Pnrr, sostegno all’Ucraina, anche militare (“siamo pronti a valutare” le esigenze di Kiev sulle armi, assicura anche il ministro della Difesa Guido Crosetto).
Possibile che si affronti anche il nodo irrisolto della gestione dei migranti (se una nave Ong batte bandiera tedesca “o la Germania la riconosce o diventa pirata”, dice tra l’altro nel libro ‘La grande tempesta’). E molto probabilmente con la presidente della Commissione ci sarà anche un primo confronto sui conti pubblici e della riforma del Patto, su cui andranno coltivate le convergenze con Parigi e cercate quelle con Berlino (non a caso il primo appuntamento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che la prossima settimana vedrà anche Bruno Le Maire).
La necessità è quella di reperire risorse, di concordare gli spazi in deficit che si possano utilizzare, perché i soldi “sono pochi”, ammette Meloni che al rientro presiederà il Cdm per integrare la Nadef, e dovranno andare per la gran parte “a coprire il taglio delle bollette”. In attesa che i Paesi Ue concordino e mettano in pratica delle azioni comuni per frenare i maxi-rincari dell’energia, dal price cap sul gas al disaccoppiamento tra prezzo del metano e e dell’energia elettrica su cui l’esecutivo, ripete Meloni, è pronto ad andare avanti anche da solo, per fermare “le speculazioni”.