L’esercito americano ha ammesso di essere responsabile della morte di 23 civili nel 2020, principalmente nelle operazioni in Afghanistan. Lo riferisce un rapporto pubblicato ieri dal Pentagono. “Il ministero della Difesa stima che 23 civili sono stati uccisi e altri 10 feriti nel 2020 nelle operazioni militari americane”, indica il rapporto chiesto dal Congresso ma di cui una parte resta segreta.
La maggioranza delle vittime sono state uccise in Afghanistan, dove il Pentagono ha ammesso di aver causato la morte di 20 persone. Un civile è stato ucciso in Somalia a febbraio 2020 e un altro in Iraq a marzo. Il dossier non fornisce i dati relativi all’ultima vittima. Dal 2017 al 2019 il Pentagono ha riconosciuto 65 morti e 22 feriti, la maggior parte in Siria e Yemen. Il documento precisa che il Congresso ha attribuito al Pentagono un budget di tre milioni di dollari per indennità alle famiglie delle vittime.
Secondo la ong Airwars, che registra le vittime di bombardamenti aerei nel mondo, le stime dei morti civili da attribuire agli Stati Uniti parlano di 102 civili, cinque volte di più di quanto ha ammesso il Pentagono. La missione dell’Onu in Afghanistan (Unama) ha contato 89 morti e 31 feriti per le operazioni della coalizione diretta dagli Usa, secondo Airwars. In Somalia Airwars e altre ong hanno registrato sette morti e in Siria e Iraq altri sei.