Vincere, per guadagnare un nuovo slancio dopo le polemiche delle ultime settimane, ma non stravincere, per non creare nuove tensioni nei rapporti con gli alleati. E’ questo l’obiettivo di Giorgia Meloni, che a poco più di cento giorni dall’insediamento alla guida del governo arriva al primo test elettorale. Un passaggio, non lo ha mai nascosto, che non ha solo valore locale, ma anche nazionale, a maggior ragione per un voto che riguarda due regioni anche politicamente importanti come il Lazio e la Lombardia. I casi Nordio sulle intercettazioni, quello Delmastro-Donzelli su Cospito fino a quello (vero o meno che sia) del sottosegretario Fazzolari sulle armi, al di là delle dichiarazioni di facciata, hanno creato qualche tensione tra Fdi, Lega e Forza Italia. Mentre la candidatura di Francesco Rocca a Roma a scapito di Fabio Rampelli ha prodotto una frattura in Fratelli d’Italia a Roma, dove il partito è stato commissariato e affidato allo stesso Donzelli. In questa situazione la premier, come l’allenatore di una squadra che viene da una striscia di risultati negativi, è alla ricerca della classica vittoria “scaccia-crisi”. Per questo (anche con un occhio ai sondaggi) nella chiusura della campagna elettorale a Milano, insieme a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ha parlato di maggioranza “compatta, veloce e concreta” e lanciato quasi un “referendum” sul suo operato: “Mi sembra – ha detto – ci siano due Italie, una è quella dei commenti, quella di chi dice siamo al baratro, l’altra è quella dei numeri, dei dati, della Borsa sopra di 20 punti, le stime del Pil a più 0,6%, dell’inflazione che cala. Col voto di domenica e lunedì, dimostrate quale Italia è quella vera, cosa pensa davvero l’Italia”. La premier è però anche consapevole del rischio di “stravincere” a danno dei partner. Un nuovo exploit di Fratelli d’Italia, infatti, potrebbe mettere in difficoltà gli alleati (a maggior ragione in Lombardia, bacino di voti di entrambi) che temono di essere fagocitati. Nella Lega, dopo il deludente risultato delle politiche, soprattutto al Nord sono emerse le posizioni critiche nei confronti della gestione del segretario Matteo Salvini e una battuta d’arresto potrebbe ulteriormente destabilizzare il Carroccio. Anche per questo Meloni ha “concesso” il primo via libera all’autonomia differenziata. Un discorso simile vale per Forza Italia, dove si vive la preoccupazione di una ‘annessione’ da parte di Fdi, con la difficoltà di far emergere le specificità degli azzurri ad esempio su giustizia ed economia. Con questo spirito Meloni aspetta il voto, pronta poi a riaprire i dossier ‘caldi’ del governo, per qualche tempo messi in stand by: in agenda ci sono temi rilevanti e non privi di problemi come la ratifica del Mes ma anche le riforme, politiche ed economiche. E non è escluso che, chiusa questa fase, possa anche mettere mano al partito, magari con un congresso. Un modo per “registrare” la macchina di Fdi che l’esplosione di consensi ha fatto crescere ma al tempo stesso potrebbe aver reso più fragile