Entrato il dieci marzo al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) proveniente dal penitenziario di Velletri dove c’era stata una protesta per il Covid appena esploso, fu immediatamente picchiato, subendo pestaggi per giorni, fino al successivo sei aprile, quando avvenne “l’orribile mattanza” come il giudice per le indagini preliminari definì le violenze durante le quali circa 300 agenti penitenziari pestarono oltre duecento detenuti del carcere casertano per punirli della protesta del giorno prima.
La sua storia personale è emersa nel processo a carico degli unici due agenti penitenziari del carcere di Santa Maria Capua Vetere che hanno il rito abbreviato e per i quali oggi la Procura ha chiesto le prime condanne: sei anni di reclusione per l’agente Angelo Di Costanzo e tre anni e otto mesi per l’agente Vittorio Vinciguerra.
Il 30enne marocchino Fakhri Marouane (difeso dall’avvocato Lucio Marziale) è stato probabilmente il primo detenuto punito “in modo esemplare” a Santa Maria Capua Vetere per le proteste anti-Covid che tra marzo e aprile 2023 scoppiarono un po’ in tutte le carceri italiane, facendo registrare anche dei morti.
Fakhri si è costituito parte civile sia in questo procedimento che nel processo ordinario a carico dei 105 tra agenti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e medici dell’Asl. Ma proprio nelle udienze dell’abbreviato ha raccontato di ciò che ha subito dal dieci marzo 2020 al sei aprile al carcere casertano, fatti che ancora destano in lui un reale terrore; dopo la “mattanza”, il 30enne fu trasferito al carcere di Pescara, e lì ha fatto un percorso rieducativo concreto, diplomandosi e ottenendo la semilibertà.