“Ascoltami figlia mia, la tua vita è stata interrotta ad una tenera età” ma “papà non ti dimenticherà mai”. E’ il pensiero che affida ai social Pietro Carta, il vigile urbano di Oristano e papà di Chiara, la ragazzina di 13 anni uccisa sabato scorso a coltellate dalla madre, Monica Vinci, 52 anni, che ha poi tentato di togliersi la vita lanciandosi dalla finestra dell’abitazione al primo piano dove viveva con la giovane vittima.
Una tragedia, quella avvenuta nel primo pomeriggio nella frazione di Silì, sulla quale sono in corso indagini per capire se poteva essere evitata. La donna, attualmente ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, non è in stato di fermo. Per lei scatterà nelle prossime ore l’accusa di omicidio volontario. Ma c’è un aspetto inquietante al momento al vaglio degli investigatori (le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla procura di Oristano). Vinci in passato avrebbe sofferto di problemi di natura psichica e tra circa un mese la figlia Chiara avrebbe compiuto 14 anni, età dove avrebbe potuto esprimere davanti al giudice la preferenza se stare con la madre o con il papà.
I genitori sono infatti separati da anni e negli ultimi tempi la 13enne si era riavvicinata alla famiglia del genitore dopo i segni di disagio psichico manifestati dalla mamma, con la quale le liti erano sempre più frequenti. Da qui l’ipotesi più inquietante: la donna, consapevole che a breve avrebbe potuto perdere la figlia, l’assegno di mantenimento e la casa, potrebbe aver deciso di uccidere la figlia e di farla finita gettandosi dalla finestra di casa.
“Eravamo consapevoli dello stato di disagio della donna – spiega l’avvocato Filippo Cogotti, che assiste Piero Carta – e già nel 2015, dopo il suo ricovero per problemi psichici, avevamo presentato istanza perché venisse dichiarata incapace di intendere e di volere, ma l’istanza è stata rigettata perché la donna ha presentato un certificato medico che la dichiarava idonea all’affidamento della figlia”.
Stando a quanto emerso nella prima fase di indagini, la 13enne oltre ad essere stata raggiunta da una ventina di coltellate, sarebbe anche stata strangolata dalla donna con il cavetto del cellulare. Chiara, stando ai primi rilievi della Scientifica, ha cercato di fuggire e difendersi, come testimoniano alcune ferite sul corpo della mamma. Ma non è riuscita a sfuggire alla furia omicida della mamma ed è stata trovata senza vita e in una pozza di sangue all’interno del bagno. Sarà adesso l’autopsia, in programma domani, martedì 21 febbraio, a far luce sulle cause del decesso.