Trionfa Nomadland agli Oscar 2021. Il film viaggio assieme ai nomadi americani, protagonista una vedova che lascia la sua casa, impacchetta tutto su un furgone e parte alla scoperta di una nuova vita su quattro ruote, vince non solo la categoria per il miglior film, ma anche quella per la miglior regia (Chloe Zhaò) e la migliore attrice protagonista. E’ la splendida Frances McDormand a salire sul palco due volte. Prima per ritirare la stauetta per il film già vincitore del Leone d’oro a Venezia e poi per se stessa.
La più grande sorpresa della serata arriva nel finale con il premio riservato al miglior attore protagonista, annunciato da Joaquin Phoenix. Sembrava scontata la vittoria “postuma” di Chadwick Boseman, invece l’Academy premia il gigantesco Anthony Hopkins di “The Father”: l’attore, 83 anni compiuti lo scorso 31 dicembre, non era presente in sala e nemmeno collegato.
Nessuna statuetta della 93esima edizione degli Oscar per l’Italia. La delusione più grande è quella per Laura Pausini. La cantante, in nomination per la canzone originale di ‘La vita davanti a sé‘ di Edoardo Ponti ‘Io sì’, scritta con Diane Warren, era fra i favoriti ma non è riuscita a conquistare l’ambito premio. La cantante aveva già deciso cosa dire se avesse ricevuto il premio, l’avrebbe dedicato a suo padre. E poi, nel meraviglioso abito lungo nero di Valentino, aveva ricavato una tasca dove tenere il suo amuleto: “Una bacchetta magica di plastica con dentro dei glitter che ho sempre portato con me da quando ho vinto il Grammy nel 2006”, aveva raccontato.
Tutta l’Italia aveva vissuto con lei l’emozione, la speranza. Soprattutto visto che poche settimane fa era già riuscita a conquistare il Golden Globe, da sempre anticipazione degli Oscar. E invece, niente di fatto.Se non la soddisfazione di essere arrivata fin lì e di avere potuto esibirsi, insieme a Diane Warren al pianoforte, sulla terrazza del nuovo Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles, che aprirà a settembre. E anche quella di essere stata in nomination con una canzone in italiano, per la prima volta nella storia. E infatti, come sempre, Laura reagisce con allegria: “Aver fatto parte di un progetto così speciale come ‘The Life Ahead’ con Edoardo Ponti e Sophia Loren è stato per me uno dei regali più grandi che la vita potesse farmi. Aver cantato Io sì sul palco dell’Academy è un sogno che mai avrei potuto mai sperare si avverasse ancora di più in un’edizione così storica”, scrive su Facebook spiegando di essere “felice di aver vissuto un’esperienza irripetibile nata per un messaggio importante che condivido completamente e per la grande passione che dopo ventotto anni ho ancora per la musica che non è solo il mio lavoro, ma è la mia vita. Torno in Italia felice di riabbracciare la mia bimba che mi aspetta e con la quale festeggeremo di ritrovarci dopo la prima settimana di lontananza della nostra vita. Ma le racconterò il sogno di una notteà.incredibile!”
Delusione anche per gli altri italiani candidati per il film di Matteo Garrone ‘Pinocchio’. La pellicola correva per i migliori costumi con Massimo Cantini Parrini e per il miglior trucco e acconciature con Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti. In entrambe le categorie ha invece trionfato ‘Ma Rainey’s Black Bottom’. E se per i premi non c’è stato nulla da fare, di Italia però ce n’è stata tanta durante la serata. A partire, ovviamente, come sempre, dall’alta moda. La gran parte degli abiti che hanno sfilato sul red carpet provenivano dal Belpaese: Armani, Valentino, Prada, Dolce & Gabbana. Senza tralasciare il ricordo degli italiani illustri del mondo del cinema scomparsi quest’anno: il compositore Ennio Morricone, il produttore Alberto Grimaldi e il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno. E poi l’omaggio di Laura Dern che, consegnando la statuetta per il miglior film internazionale, ha raccontato: “Quando ero piccola mia mamma, che era un’attrice, mi ha portato al cinema a vedere ‘La strada’ di Federico Fellini. Voleva condividere con me una delle interpretazioni più fantastiche di sempre, quella di Giulietta Masina. Non solo le parole, ma il linguaggio del cinema mi hanno trasformata per sempre. E ho scoperto anche che ‘La strada’ fu il primo film a vincere l’Oscar in questa categoria.