intervista a cura di Le Furlan Communication
foto di Anna Camerlingo
L’attore campano Antonio Milo, reduce del successo avuto con il Brigadiere Raffaele Maione accanto a Lino Guanciale nel Commissario Ricciardi, di personaggi ne ha interpretati tanti nella sua carriera, ma ad uno è particolarmente legato, forse per una fortuita premonizione da parte di Luca Zingaretti durante le riprese del Commissario Montalbano dieci anni fa. Ha appena finito di girare un film I Fratelli De Filippo, che vedremo appena sarà possibile nei cinema ed un progetto teatrale con l’autore Maurizio De Giovanni.
Intervista ad Antonio Milo
Come ti sei accorto di avere la passione per la recitazione, come sono stati i tuoi esordi?
E’ iniziato tutto per gioco. Insieme ad un mio compagno di scuola ci divertivamo ad imitare Gaspare e Zuzzurro, il duo cabarettistico della nota trasmissione dell’epoca “Drive In”. Un Giorno l’insegnante di religione che stava organizzando lo spettacolo di Natale e ci vedeva sempre imitare , ci impose di partecipare e fummo scaraventati senza rendercene conto sul palcoscenico. Questa fu la mia prima volta su un palco e la scintilla scattò in me immediatamente, mi resi conto che quell’imprevisto che per altri avrebbe potuto generare generare panico a me creò una sensazione di benessere. Stavo a mio agio nonostante avessi di fronte tutto l’istituto con le rispettive famiglie.
In seguito insieme ad un amico abbiamo fondato un’associazione teatrale, facevamo spettacoli per beneficenza, più tardi ho partecipato ad un concorso dove in palio c’erano delle borse di studio per partecipare ad una accademia di recitazione a Napoli e ne vinsi una.
la tua famiglia ti ha sempre sostenuto?
All’inizio non furono felici quando gli comunicai che volevo fare l’attore però non mi hanno mai ostacolato, mi hanno lasciato la libertà di decidere. Ho quindi fatto l’Accademia Napoli ed ho iniziato a lavorare in teatro abbastanza presto. Dopo l’accademia sono andato a Roma con 300.000 lire in tasca, ho iniziato a fare tantissimi provini ed ho ricevuto tante porte in faccia finchè non ne andò bene uno : quello con Armando Pugliese.
Hai vissuto tanti anni Roma, ti senti più romano o napoletano?
Ho vissuto a Roma più di venti anni, poi ho conosciuto mia moglie che è napoletana e per esigenze familiari sono tornato a Napoli, però vengo spesso a Roma per lavoro e mi sembra di tornare sempre a casa.
In questo periodo di restrizioni il teatro è fermo, cosa di manca del palco?
Una delle cose che mi ha colpito di più dalla prima volta che sono entrato in un teatro è stato l’odore del palcoscenico, l’odore delle delle corde in canapa che hanno un odore particolare. C’’è un odore particolare dietro il palcoscenico, così come ha un odore particolare la platea. Poi chiaramente mi manca il rapporto con il pubblico, mi manca quella scarica di adrenalina che è particolare perché anche sul set la scarica di adrenalina c’è, ma è totalmente diversa, è più immediata. Per il resto mi manca anche lo squillo del cellulare acceso durante lo spettacolo. Nonostante tutto stiamo progettando insieme a Maurizio De Giovanni e Adriano Falivene di portare i nostri personaggi a teatro. Voglio essere ottimista e pensare che i teatri possano tornare a pieno regime nella stagione 2022 2023. Per la prossima stagione invernale credo che ci sarà l’apertura ma ancora con poco pubblico , con le restrizioni dettate dalle norme di sicurezza . Voglio essere ottimista e pensare che con i vaccini si possa tornare a vivere una vita quasi normale. Come tutte le cose umane hanno un inizio e una fine . Nel mondo sono finite cose anche peggiori.
Hai interpretato nella tua carriera tantissimi personaggi, tutti con grande personalità, quale ti è rimasto più addosso?
Ce ne sono stati diversi in effetti, però l’ultimo quello del Brigadiere Maione e quello che in qualche modo mi ha segnato di più. Un po’ forse perché è più recente ma anche soprattutto perché è strutturato dal libro come un personaggio a tutto tondo, con dove si percepisce il dolore, dove si percepisce la gioia, la positività insomma è un percorso nell’ interpretarlo di conoscenza notevole. Un altro personaggio che mi ha dato molto è stato quello del Carmelo Frisone, nel “Il figlio della luna”.
E’ vero che Zingaretti di predisse che avresti interpretato il Brigadiere Maione?
Stavamo girando “Il Commissario Montalbano” e durante una pausa lui stava leggendo un libro di Maurizio De Giovanni, che io ancora non conoscevo perché era uscito da poco come autore e mi disse: “devi leggerlo assolutamente, le storie sono bellissime ma poi c’è un personaggio che sembri tu” ; la cosa mi incuriosì e lessi il libro, effettivamente venni catturato da Maione ma anche dalle altre storie.
Come ti sei sentito quando hai saputo che il personaggio era stato dato a te?
Sapevo che c’era la possibilità di fare questa serie TV, ho fatto il provino e l’ho vinto . Sono stato felicissimo, non ci potevo credere. E’ stata una grandissima gioia, però avvertivo anche un grande senso di responsabilità perché Maurizio De Giovanni come autore ha un seguito importante di lettori e quindi tutti noi quando giravamo percepivamo questa grande responsabilità. Devo dire che poi le critiche più belle sono arrivate proprio dai lettori e la cosa ci ha ci ha gratificato molto perché non è semplice esaudire le aspettative del pubblico.
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