Le parole di Draghi
La fine delle illusioni: così Mario Draghi descrive, nell’aula del Senato, la ricaduta storica dell’invasione russa in Ucraina. L’illusione che il Novecento con i suoi orrori fose irripetibile che l’integrazione europea e le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale “fossero destinate a proteggerci per sempre”. Questo, a giudizio del presidente del Consiglio, che oggi riferisce in Parlamento sulla crisi ucraina (dopo il Senato tocca alla Camera) giustifica le molteplici svolte compiute dall’Italia e dall’Unione europea come risposta all’escalation militare. Draghi ribadisce tra gli applausi la “solidarietà” dell’Italia con il popolo ucraino: “L’eroica resistenza del popolo ucraino, del suo presidente Zelensky, ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano – dice – a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili”. Fra queste, la sospensione delle norme di legge che vietano la fornitura di armi a nazioni belligeranti: “E’ necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza”. IL GIUDIZIO SULL’ATTACCO DELLA RUSSIA “L’aggressione – premeditata e immotivata – della Russia verso un Paese vicino – accusa Draghi – ci riporta indietro di oltre ottant’anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme”. “L’Italia – avverte il capo del Governo – non intende voltarsi dall’altra parte”. Per Draghi “l’invasione da parte della Russia non riguarda soltanto l’Ucraina. E’ un attacco alla nostra concezione dei rapporti tra Stati basata sulle regole e sui diritti. Non possiamo lasciare che in Europa si torni a un sistema dove i confini sono disegnati con la forza. E dove la guerra è un modo accettabile per espandere la propria area di influenza”. L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI Lo stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre, “ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell’Italia all’Ucraina. E’ un impegno di solidarietà, che non avrà conseguenze per gli italiani, e che non cambia – precisa Draghi – la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19”. Il premier spiega che “domenica, nel Consiglio straordinario dei ministri dell’Interno dell’Unione europea è stata valutata la possibilità, che l’Italia sostiene, di applicare per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea prevista in caso di afflusso massiccio di sfollati, cosa che garantirebbe agli ucraini in fuga di soggiornare nell’Ue per un periodo di un anno rinnovabile “ed eviterebbe di dover attivare onerose procedure di asilo dopo i 90 giorni di soggiorno senza visto”. SPESE MILITARI E DIFESA EUROPEA Nel descrivere le azioni adottate per sostenere l’Ucraina e colpire la Russia, Draghi parla di una convergenza della comunità internazionale che “è anche il frutto di un’intensissima attività diplomatica”. A suo giudizio, “in questi incontri, l’Unione europea e gli alleati hanno dato costantemente prova di fermezza e di unità”. Ma è solo un primo passo: “Come è accaduto altre volte nella storia europea, l’Unione – sottolinea – ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi”, sottolinea, facendo appello ai partner perché si proceda “spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza atlantica. La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora”. SANZIONI E FORNITURE ENERGETICHE Dopo aver elencato i danni già inferti all’economia russa dalle sanzioni internazionali che sono in corso di applicazione, Draghi si sofferma sulle conseguenze che riguardano in particolare le forniture energetiche per le quali l’Italia è fortemente dipendente dalla Russia. “L’Italia – ricorda – importa circa il 95 per cento del gas che consuma e oltre il 40 per cento proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi”. Tuttavia, aggiunge, “in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma anche nel prossimo futuro più immediato, rischia di essere più complicata”. Per prevenire questi scenari “il Governo ha allo studio una serie di misure” che sono “perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici” e che riguardano “l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori – come l’Algeria o l’Azerbaijan; un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l’apertura di nuovi impianti”. IL CONFLITTO E LE REGOLE EUROPEE DA DISCUTERE “La guerra – spiega Draghi nell’aula di palazzo Madama – avrà conseguenze sul prezzo dell’energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie. E’ opportuno che l’Unione europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa. Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l’importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa”.

 

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