Djokovic deve lasciare l’Australia, la Corte federale ha respinto il ricorso presentato dal tennnista, confermando quanto già richiesto dal governo australiano. Il campione, dunque, non potrà partecipare all’Australian Open che partirà il 17 gennaio.
Djookovic costretto a lasciare l’Australia
Il tennista, mentre si prepara a raggiungere Dubai in aereo, ha rilasciato attraverso un comunicato stampa alcune dichiarazioni riguardo a questa vicenda, che nelle ultime settimane ha creato un’accesa polemica mediatica: “Vorrei fare una breve dichiarazione per affrontare gli esiti dell’udienza di oggi in tribunale. Ora mi prenderò un po’ di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti oltre a questo. Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte di respingere la mia domanda di revisione giudiziaria della decisione del Ministro di annullare il mio visto, il che significa che non posso rimanere in Australia e partecipare agli Australian Open”.
“Rispetto la sentenza della Corte – si legge nel comunicato – e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese. Sono a disagio che l’attenzione delle ultime settimane sia stata su di me e spero che ora possiamo concentrarci tutti sul gioco e sul torneo che amo. Vorrei augurare ai giocatori, ai funzionari del torneo, allo staff, ai volontari e ai fan tutto il meglio per il torneo. Infine, vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia squadra, i tifosi, i tifosi ei miei compagni serbi per il vostro continuo supporto. Siete stati tutti una grande fonte di forza per me“.
Il governo australiano, intanto, si e’ detto soddisfatto della decisione della Corte federale. “Accolgo con favore la decisione di mantenere forti i nostri confini e proteggere gli australiani“, ha detto il premier Scott Morrison. “Questa decisione – ha concluso il premier – e’ stata presa per motivi di salute, sicurezza e buon ordine, in quanto cio’ era nell’interesse pubblico. Gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici venga protetto”.