Il potere della campagna elettorale. Mesi fa era quasi impossibile vedere nella stessa sala il segretario dem Enrico Letta, il ministro della Cultura Dario Franceschini (candidato in Campania con il ministro Roberto Speranza) e il governatore campano Vincenzo De Luca. Ieri non c’è stato solo il miracolo di San Gennaro. Alla Stazione Marittima di Napoli è stata siglata la tregua temporanea in vista del voto del 25 settembre. Tutti amici, tutti uniti con la speranza di recuperare terreno sugli avversari Giorgia Meloni, Matteo Salvini e, soprattutto, Giuseppe Conte.
De Luca fa gli onori di casa e, come spesso accade, si prende la scena a suon di battute e attacchi sfrontati. Nel mirino del governatore campano finisce prima Meloni, poi Conte, da anni criticato. Esprime solidarietà alla presidente di Fratelli d’Italia dopo le contestazioni ricevute durante il comizio a Caserta, poi la stilettata: “Avrete notato che c’è una differenza radicale tra gli spot in tv e i toni usati nei territori e nei comizi, che sono leggermente aggressivi e genuinamente burini“. Per De Luca, Meloni “più parla, più esce al naturale, quindi facciamola parlare“. Poi la perla…: “Rischiamo di vedere una Marilyn Monroe in tv e svegliarci il 26 settembre con la Sora Cecioni di Franca Valeri“. Sull’aborto è una questione di sentimento, di civiltà: “A nessuno può essere consentito di offendere la dignità di donne che interrompono la gravidanza”.
Sull’autonomia, lo Sceriffo se la prende con l’amico Luca Zaia e con la Lega in generale: “A Pontida Salvini ha detto che un punto irrinunciabile è l’autonomia delle Regioni e Zaia, mio amico, ha ribadito il loro messaggio di ‘padroni a casa nostra’. Ma la casa nostra non è la Campania, è l’Italia, è il mondo”. L’autonomia regionale proposta dalla Lega “è preoccupante – ha detto De Luca – Zaia dice di rispettare la Costituzione, ma non si rispetta la Costituzione colpendo il sistema scolastico nazionale o sanitario. La politica regionale è altro, è superare il divario tra nord e sud del Paese. Lo stesso Pnrr ha portato risorse imponenti per recuperare il divario sociale, economico e di genere con un’occupazione bassissima delle donne nel sud”.
Dopo Meloni e la Lega, arriva il turno di Conte che “sta girando l’Italia come un descamisado. Dobbiamo denunciare la truffa mediatica di Conte che in due mesi si vuole rifare la verginità politica”. Il riferimento è sia al reddito di cittadinanza che al superbonus. Da qui la precisazione di De Luca: “Non diamo contributi che non siano legati al lavoro e alla formazione. Non educhiamo i giovani al parassitismo ma al senso di responsabilità. Siamo un’altra cosa” . Il governatore non chiude al dialogo con i 5 Stelle ma “ci vuole una operazione verità. Se ritornano al passato, uno vale uno, i ciucci al potere, ognuno per sé”.