A 48 ore dall’arresto, Pietro Ioia è stato traferito dal carcere napoletano di Poggioreale in un istituto penitenziario calabrese. Una decisione arrivata dopo l’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Valentina Giovanniello. Interrogatorio nel corso del quale Ioia si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’oramai ex garante dei detenuti del comune di Napoli (il sindaco Manfredi ha prontamente annunciato la revoca del mandato), ha preferito prendere tempo perché ancora troppo scosso da quello che è accaduto e dalle pesanti accuse che gli vengono contestate. Non è da escludere istanza al Riesame per ottenere gli arresti domiciliari.

Difeso dall’avvocato Raffaele Minieri, Ioia è rimasto nel carcere più affollato d’Europa per due giorni, in isolamento Covid, poi è stato ritenuto opportuno trasferirlo in un altro penitenziario perché Poggioreale, da lui definito “mostro di cemento“, era incompatibile sia per il lavoro di garante che ha svolto negli ultimi tre anni, sia perché i reati che gli vengono contestati sarebbero avvenuti lì. Infine, altro aspetto da non sottovalutare, l’ex narcos ripartito nel 2002 dopo 22 anni di carcere aveva denunciato proprio a Poggioreale l’esistenza della “cella zero“, dove i detenuti venivano puniti ed “educati” dalla polizia penitenziaria e dove il processo che vede imputati dodici agenti è a rischio prescrizione.

Secondo gli inquirenti, lo stesso Ioia, garante dei detenuti del comune di Napoli dal dicembre 2019 e vero e proprio punto di riferimento per i familiari dei carcerati nel denunciare abusi, orrori e difficoltà che avvengono in carcere, introduceva cellulari e droga (hashish e cocaina) in cambio di soldi. Il tutto avvalendosi del suo ruolo, che gli consentiva libero accesso all’interno dei padiglioni di Poggioreale. Otto in totale le persone arrestate nei giorni scorsi, sei sono finite in carcere, due ai domiciliari.

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