“Martina è un mostro. Non è stato un raptus ma un omicidio premeditato“. E poi ancora: “Le parlava male di me ogni giorno ed Elena me lo veniva a raccontare“. Un messaggio carico di dolore quello che Alessandro Del Pozzo ha affidato alla sorella e poi divulgato alla stampa a tre giorni dal brutale assassino della figlioletta che a luglio avrebbe compiuto 5 anni, ammazzata dalla madre, la 23enne Martina Patti, e abbandonata in un campo incolto a Mascalucia, nel Catanese, dopo la messinscena del rapimento ad opera di tre uomini incappucciati.

L’uomo, 24 anni, rompe il silenzio a 48 ore dal ritrovamento del cadavere della piccola (“lo reputo giusto nei confronti di mia figlia”) annunciando però di non voler rilasciare interviste “perché sono troppo addolorato da ciò che è successo”.

“Sono distrutto – scrive Alessandro – mi sento un vuoto dentro incolmabile ho sempre promesso a mia figlia che l’avrei tenuta al sicuro come ogni buon padre farebbe, avrei dato la vita al posto suo, l’ho chiesto a Dio, ma non accetta sostituzioni. Non potevo mai e, dico mai, pensare che l’avrei dovuta proteggere proprio da sua madre” aggiunge l’uomo che incalza: “Tutti parlano dell’amore della mamma, ma nessuno parla mai dei sacrifici che fa un papà… Martina è un mostro, non meritava una figlia come Elena speciale e unica in tutto. Elena vive! Ogni giorno! Dentro il mio cuore…”.

Poi commenta quanto emerso in questi tre giorni da incubo: “Ho sentito parlare di pazzia e di gelosia morbosa ma non ho sentito parlare di cattiveria e di sadismo. Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina?! Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare! I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità! Non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina”. Da qui il racconto del brutale assassinio, rivelando particolari ancora più raccapriccianti: “Ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione! 24 ore di bugie”.

“Un omicidio – ripete ancora il padre di Elena – in cui ci si crea pure un alibi e si occulta il corpo non può essere un raptus di pazzia! Ho sentito parlare l’avvocato di Martina il quale – attacca – può solo fare questo… parlare e sprecare fiato perché davanti alla realtà non ci sono parole che possano cambiarla“. “Amo mia figlia – ripete l’uomo -. Era uguale a me in tutto e per tutto! Me l’ha uccisa! Me l’ha portata via… non perché non volesse che legasse con la mia compagna, ma perché voleva mettermela contro… le parlava male di me ogni giorno ed Elena me lo veniva a raccontare. Non ci sarebbe potuta riuscire perché io ed Elena siamo una cosa sola e lei la odiava per questo! Ha tentato tanto di parlare male di me fino al giorno che ha capito che non ci sarebbe riuscita e ha studiato come ammazzarla! Distruggendo la sua innocente vita…”.

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