Aiden Aslin e Shaun Pinner, britannici, e Saaudun Brahim, marocchino, hanno ascoltato in silenzio la sentenza che li ha condannati a morte al termine di un processo “farsa” andato in scena in un tribunale del Donetsk occupato da Mosca che si autodefinisce Repubblica Popolare.

L’accusa è quella di aver combattuto come mercenari a fianco delle truppe ucraine in base all’articolo 430 del codice penale del territorio separatista filorusso. I due britannici e il marocchino non saranno probabilmente giustiziati,  il tribunale ha fatto sapere che hanno un mese di tempo per ricorrere in appello e chiedere la grazia.

“Profondamente preoccupato” il governo di Boris Johnson che ha affidato la prima durissima reazione alla sentenza a un portavoce di Downing Street. “Abbiamo ripetutamente detto che sono prigionieri di guerra, che non vanno strumentalizzati a scopi politici e che hanno diritto all’immunità in base alla Convenzione di Ginevra”.

Aslin, 28 anni, originario di Newark nel Nottinghamshire, si è trasferito in Ucraina, a Mykolaiv, nel 2018 e si è arruolato come marine nell’esercito ucraino. Anche Pinner, 48 anni, originario del Bedfordshire ed ex militare nell’esercito britannico, vive in Ucraina da quattro anni, è sposato con una cittadina ucraina e fa, anzi faceva, l’istruttore delle forze armate di Kiev.

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