E’ morto Carlo Smuraglia, presidente onorario dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi). Avvocato, docente ed ex parlamentare, avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 12 agosto. Nato ad Ancona, Smuraglia è stato eletto senatore per tre volte (dal 1992 al 2001) e poi presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia dal 2011 fino al 2017 quando si è dimesso ed è stato poi eletto presidente emerito dell’Associazione.
Ha fatto parte del Csm dal febbraio 1986 al luglio 1990. “Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l’appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia”. Con queste parole la segreteria nazionale dell’Anpi annuncia la scomparsa del proprio presidente emerito. “Tutta l’Anpi, nel ricordare l’umanità, la sapienza e la forza con cui Carlo ha presieduto l’Associazione – si legge in una nota -, si stringe al dolore della moglie Enrica, dei figli e dei nipoti”.
Negli anni conclusivi della seconda guerra mondiale si unisce 21enne alla Resistenza, arruolandosi nel 1944 come volontario nel Gruppo di Combattimento “Cremona” del nuovo Esercito Italiano, alle dipendenze operative dell’Ottava Armata britannica, con cui proseguì la guerra sul fronte adriatico fino a Venezia, sino alla resa finale delle forze nazifasciste in Italia.
Nel 1946, a 23 anni, si laurea presso l’ex Collegio Mussolini, attuale Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna e l’Università di Pisa e, durante gli anni ’50, difende insieme a Lelio Basso diversi partigiani accusati di vari omicidi, facendoli assolvere. Difende gli studenti del caso La zanzara del 1966; si costituisce parte civile per i fatti di Reggio Emilia del 1960, per la morte di Giuseppe Pinelli del dicembre 1969, per la fuga di diossina avvenuta a Seveso del 1976, per il sequestro di persona e l’omicidio di Cristina Mazzotti, rapita dalla ‘ndrangheta nel 1975.