E’ un messaggio amaro quello lanciato da Papa Francesco nel giorno della resurrezione di Cristo. Davanti a circa 100mila fedeli che hanno partecipati all’Urbi et Orbi in piazza San Pietro a Roma, nella domenica di Pasqua, il Pontefice ha ricordato il periodo difficile che stiamo vivendo. “Abbiamo alle spalle due anni di pandemia, che hanno lasciato segni pesanti. Era il momento di uscire insieme dal tunnel, mano nella mano, mettendo insieme le forze e le risorse” osserva il Papa che poi ricorda ancora una volta la storia di Caino e Abele. “E invece stiamo dimostrando che in noi non c’è ancora lo spirito di Gesù, c’è ancora lo spirito di Caino, che guarda Abele non come un fratello, ma come un rivale, e pensa a come eliminarlo“.
Bergoglio lancia per l’ennesima volta un messaggio di pace: “Cari fratelli e sorelle, ogni guerra porta con sé strascichi che coinvolgono tutta l’umanità: dai lutti al dramma dei profughi, alla crisi economica e alimentare di cui si vedono già le avvisaglie. Davanti ai segni perduranti della guerra, come alle tante e dolorose sconfitte della vita, Cristo, vincitore del peccato, della paura e della morte, esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Lasciamoci vincere dalla pace di Cristo! La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!”.
Poi l’appello a chi governa affinché “smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Chi ha la responsabilità delle nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti – sottolinea – quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni fa: ‘Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?’”. La frase è tratta dal Manifesto degli Scienziati, firmato nel lontano (ma molto vicino) 1955 di Guerra Fredda.