Incapace di intendere e di volere perché affetto da ‘delirio di gelosia’. Con questa motivazione Antonio Gozzini, 81 anni, era stato assolto in primo grado: una sentenza oggi confermata anche in appello. Professore in pensione, l’uomo nel 2019 uccise la moglie Cristina Maioli, 62 anni, nella loro casa di Brescia.
Il procuratore generale Guido Rispoli aveva invece chiesto la condanna a 21 anni di carcere. “Leggeremo le motivazioni” ha detto lasciando l’aula della corte d’Assise d’appello di Brescia.
Nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 2019 Antonio Gozzini uccise l’insegnante di lettere Cristina Maioli nel sonno, prima colpendola con un martello e poi accoltellandola sia alla gola che alle gambe. L’uomo rimase a vegliare il corpo per diverse ore, dopo avvisò la domestica: “Cristina è morta. E presto morirò anch’io”. Dopo l’omicidio, provò a suicidarsi.
Per il procuratore Rispoli invece Gozzini era perfettamente capace di intendere e volere: per questo ne aveva chiesto la condanna a 21 anni di carcere nel processo di secondo grado. “La sua gelosia patologica – ha riferito il procuratore generale di Brescia in aula, come riportato dall’Ansa – non era mai emersa prima dell’omicidio. Se n’è parlato solo a posteriori solo nel tentativo di trovare una causa di non punibilità”.