Il presidente russo, Vladimir Putin, ha assicurato ieri sera al termine dell’incontro di oltre 5 ore con il presidente francese Emmanuel Macron, di essere disposto a fare di tutto per trovare compromessi ed evitare un’escalation militare nel conflitto alla frontiera con l’Ucraina.

“Da parte nostra – ha detto il capo del Cremlino – faremo di tutto per trovare dei compromessi che potranno soddisfare tutti”. Per Putin, né lui né Macron vogliono una guerra Russia-Nato che “non avrebbe vincitori”.

Tra Russia e Francia ci sono “elementi di convergenza” su come continuare un negoziato che scongiuri una guerra in Ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva sintetizzato così il risultato delle oltre cinque ore di colloquio al Cremlino con Putin, cominciato a distanza di sicurezza anti-Covid di qualche metro e finito a cena a base di bistecca di renna e Chardonnay. Intanto, sull’altra sponda dell’Atlantico, Olaf Scholz arriva alla Casa Bianca per cercare di fugare ogni dubbio sulla fedeltà della Germania nel braccio di ferro con Mosca. Berlino e Washington, assicura il cancelliere, sono “assolutamente uniti” sulle sanzioni da infliggere alla Russia in caso di invasione dell’Ucraina. E quindi anche sull’eventuale blocco del gasdotto Nord Stream 2. E’ ormai il tardo pomeriggio a Mosca quando Macron e Putin, senza una stretta di mano, si siedono alle due estremità di un lungo tavolo ovale per cominciare il loro colloquio che si trasformerà in una maratona. E’ il primo incontro di persona dopo tre conversazioni telefoniche in una sola settimana.

Sufficienti per indurre il capo del Cremlino a rivolgersi all’ospite con un ‘caro Emmanuel’. Ma la distanza di diversi metri che il protocollo del Cremlino impone per limitare i rischi di un contagio del presidente sembra quasi simboleggiare le difficoltà nel trovare un’intesa tra due visioni diverse sul futuro della sicurezza in Europa: quella dell’Occidente, intenzionata a rifiutare un ritorno della sfera d’influenza russa sui Paesi vicini, in particolare l’Ucraina; e quella di Mosca, decisa a fermare un’ulteriore espansione della Nato ai suoi confini che vede come una minaccia. La prima cosa da fare, avverte Macron, è lavorare per una de-escalation per prevenire un conflitto disastroso per tutti. Il presidente francese dice di essere “moderatamente ottimista”, e alla fine le dichiarazioni dei due leader sembrano dargli ragione.

“Alcune delle idee presentate” dal presidente francese in materia di sicurezza possono servire per “ulteriori passi in comune” con Mosca, dice Putin. “Abbiamo avuto una discussione – gli fa eco Macron – che ha consentito di formulare una serie di proposte sulle quali credo di poter dire che ci siano elementi di convergenza fra la Russia e la Francia”. Dopo il colloquio con Putin, Macron sarà a Kiev per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky. In seguito tornerà a parlare al telefono con il capo del Cremlino e poi a Berlino farà il punto con il presidente polacco Andrej Duda – il cui Paese è presidente di turno dell’Osce – e con Scholz, di ritorno dagli Usa.

Con il presidente Joe Biden, il cancelliere ha fatto di tutto per respingere i sospetti di una inaffidabilità della Germania, legata alla Russia da vitali interessi economici, a partire dal Nord Stream 2, il gasdotto costato 11 miliardi di dollari ma non ancora messo in funzione, che dovrebbe portare il gas direttamente dal territorio russo a quello tedesco. Nella conferenza stampa congiunta dopo il loro incontro, Biden promette che, in caso di invasione russa dell’Ucraina, il Nord Stream 2 verrà bloccato. Subito un giornalista chiede a Scholz cosa ne pensi: “Prenderemo tutte le misure necessarie, insieme ai nostri alleati e partner, saremo uniti”, dice il cancelliere. Certo, una risposta non diretta, ma che basta a soddisfare Biden: “La Germania è un alleato completamente e totalmente affidabile”, assicura l’inquilino della Casa Bianca. Intanto Berlino, che finora ha rifiutato di fornire armi all’Ucraina, ha annunciato l’invio in Lituania di altri 350 soldati per aiutare a rinforzare il fianco orientale della Nato.

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