Dopo le parole raggelanti pronunciate nelle ore successive alla strage di migranti a Cutro, nel Crotonese, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi prova a correggere il tiro e ad ammorbidire l’autentica lezione di vita offerta a migranti, definiti persone maleducate perché “io non partirei se fossi disperato, sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”.

Parole pronunciate davvero dal capo del Viminale che oggi, davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato per illustrare le già note linee programmatiche del proprio dicastero, ha cercato di spiegare meglio il sui pensiero. “Ho solo detto ‘fermatevi, veniamo noi a prendervi’” attraverso strumenti legali come “il decreto flussi e i corridoi umanitari”.

Perché nessuno “può negare che le traversate sono pericolose”. E ci mancherebbe, figuriamoci se chi materialmente va su quei barconi non ne è consapevole. Il problema di fondo, di cui si occuperà la procura di Crotone, è se l’imbarcazione con oltre 180 persone a bordo poteva essere soccorsa dalla Guardia Costiera italiana. Si trovava a poche decine di miglia dalla costa calabrese e in condizioni di difficoltà. “Non ho motivo di ritenere che vi siano stati errori, sottovalutazioni e omissioni” sottolinea il ministro che aggiunge: “C’è un’indagine in corso alla quale nessuno si sottrae e non mi sottrarrò per quelle che saranno le cose che si riveleranno, la ricostruzione” ma “non credo ci sia stato alcun ritardo”.

Piantedosi respinge poi qualsiasi tipo di connessione tra la tragedia e il cosiddetto decreto contro le Ong perché nessuna nave delle organizzazioni non governative “ha mai pattugliato quella rotta per propria scelta operativa” e, soprattutto, nel decreto “non c’è scritto da nessuna parte” che non avrebbero potuto farlo. Il ministro ha ribadito come le nuove norme non introducano in nessun modo “il divieto di salvataggi in mare” ma intendano solo regolarli.

La linea del governo Meloni, nonostante la tragedia del weekend scorso, resta sempre la stessa: combattere gli scafisti e bloccare le partenze. Linea che – secondo Piantedosi – può “realizzarsi solo attraverso un’azione decisa dell’Unione europea e una forte sinergia con i paesi di origine e transito dei migranti”. “Il Governo – prosegue – ha intensificato i corridoi migratori legali”, (appena 617 le richieste dall’insediamento al Viminale di Piantedosi, ndr). Il ministro infine annuncia un nuovo intervento normativo per affrontare nell’insieme le maggiori criticità, come i rimpatri, il sistema di accoglienza, la protezione internazionale e i corridoi umanitari.

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