“Una cella chiamata casa”. E’ da questa immagine che i Carabinieri di Napoli partono con l’obiettivo di smuovere le coscienze dei partenopei e soprattutto fornire una via di fuga a quelle donne che si sentono oppresse e vessate da un uomo che in realtà uomo non è.
Alla vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne (25 novembre), i carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno stilato un bilancio dei risultati conseguiti nel contrasto alla più odiosa forma di reato. Con i numeri, anche un video per entrare “virtualmente” nelle case dei Napoletani e, perché no, anche negli smartphone. Un messaggio dalla voce delle donne in uniforme del Comando Provinciale di Napoli che vuole sensibilizzare ma soprattutto convincere chi ha bisogno di aiuto a denunciare.
Carabiniere che vivono quotidianamente quell’insostenibile disagio delle numerose vittime che chiedono assistenza. Un invito, dunque, per quelle donne che vivono situazioni familiari difficili o che sono indecise e hanno paura di uscire da una storia a senso unico dal finale potenzialmente drammatico. Donne con gli alamari che spesso si rivelano essere il primo solido appiglio a cui affidarsi per chiedere aiuto. La tipica “uscita di sicurezza” rappresentata dalle Carabiniere che formano il primo anello di quella catena istituzionale sempre pronta a intervenire con empatia e professionalità.
L’Arma dei Carabinieri da tempo ha messo al primo posto la difesa delle fasce deboli e i militari del Comando Provinciale di Napoli sono sempre in prima linea nel contrasto dei reati di violenza e prevaricazione con Ufficiali e Marescialli sempre più specializzati.
Il dato sui maltrattamenti in famiglia e sugli atti persecutori che emergeva a luglio scorso era allarmante e quello di oggi, forse, lo è ancora di più. Proprio per questo motivo il Comando Provinciale partenopeo vuole smuovere le coscienze alla vigilia della giornata mondiale contro la violenza sulle donne evidenziando il contrasto alla violenza di genere nella dimensione più ampia della sua espressione.
I DATI: SEI PERSONE ARRESTATE O DENUNCIATE OGNI GIORNO PER VIOLENZA SULLE DONNE
Da gennaio scorso alla prima settimana di novembre i Carabinieri di Napoli e Provincia hanno arrestato e denunciato in flagranza di reato e su disposizione dell’Autorità giudiziaria 593 persone per atti persecutori, 70 persone per violenza sessuale e 3 persone per femminicidio. Sono 1271, invece, le persone arrestate e denunciate per maltrattamenti in famiglia per un totale di 1937 persone. Un fenomeno che registra la triste media (per difetto, ndr) di 6 persone arrestate o denunciate al giorno. Sintomo tangibile anche di una rinnovata fiducia nei confronti delle istituzioni che rispondono colpo su colpo al numero sempre crescente di denunce.
Uomini “piccoli” (cit.) affetti da un amore malato che hanno saputo parlare solo la lingua della violenza a discapito di tante madri, mogli, fidanzate e compagne. Donne che hanno chiesto aiuto ai Carabinieri. Tanti gli episodi avvenuti in questo periodo e tutti degni di essere ricordati. Per non dimenticare.
Il più recente è di quello di mercoledì 23 novembre. Un 24enne di Miano, allontanato da casa dalla compagna per le violenze subite, si è arrampicato lungo la facciata del palazzo fino al suo balcone. I carabinieri lo hanno bloccato e arrestato. La vittima ha raccontato anni di vessazioni, quasi sempre conseguenza di crisi di astinenza da stupefacenti.
E ancora, qualche giorno fa, un 37enne di Giugliano, probabilmente per questioni legate alla gelosia, ha ferito gravemente la moglie con 10 coltellate. E’ stato arrestato per tentato omicidio e maltrattamenti. La donna è salva per miracolo.
Quello della donna colpita con un batticarne alla testa è altrettanto recente. E’ accaduto a Pozzuoli. Un 62enne, per motivi sempre futili, ha litigato con la moglie. Per chiudere la discussione senza percorrere la via del dialogo, ha afferrato un batticarne di legno e lo ha ripetutamente abbattuto sulla testa della donna. Fino a romperlo. 40 i giorni di prognosi prescritti per un grave trauma cranico. Per il 62enne le manette e poi il carcere.
Dieci anni di violenze hanno arricchito le pagine della denuncia presentata ai carabinieri da una donna – moglie e madre – di Gragnano. La donna ne portava i segni quando i militari hanno bussato alla sua porta, allertati da un passante finalmente spaventato per quelle grida strazianti. Segni e cicatrici non solo sul volto. Insanabili soprattutto quelle sull’animo stanco di quella donna e su quello delle due figlie. L’aggressore è ora in carcere.
Un inseguimento nel comune di San Giuseppe Vesuviano ha fatto da sfondo all’ennesima sortita di un ex marito che non si è rassegnato alla fine di una relazione.
L’uomo, un 64enne, ha tallonato l’auto della ex al cui interno c’era anche la figlia. Le ha inseguite, speronate e costrette ad una frenata brusca. Le ha poi aggredite ma l’intervento dei carabinieri e le manette hanno evitato il peggio.
Sull’isola d’Ischia la terribile storia di una 21enne colpita a suon di pugni in faccia.
Ha il volto rosso porpora, è una maschera di sangue. Quando i carabinieri hanno aperto la porta della sua abitazione la giovane era rannicchiata in un angolo della cucina e piangeva senza sosta. Il marito, 40 anni, provava a cancellare le tracce di sangue dalla parete. Con una pila di panni di cotone, come se eliminare quell’affresco aberrante alleviasse la gravità del suo gesto. Ora è in carcere e dovrà rispondere in Tribunale di anni di violenze.
Non un batticarne come arma ma uno smartphone, utilizzato a Caivano da un 40enne per colpire la moglie. Durante l’ennesimo litigio aveva battuto il cellulare contro la testa della sua compagna di vita fino a farlo a pezzi. Tutto davanti agli occhi della figlioletta.
Ha brandito una mazza di metallo, invece, un 48enne giuglianese, arrestato dai carabinieri del posto. Forse ubriaco aveva utilizzato l’asta per colpire ripetutamente la compagna. Anche in questo caso la scintilla era stata una discussione banale.
Non solo mogli o compagne di vita. Nel mirino dei violenti anche padri, madri o familiari. Sono numerosi gli episodi di violenza registrati nelle mura domestiche e la miccia spesso è accesa dalla tossicodipendenza o dall’abuso di alcool.
E’ di quest’estate l’arresto di un 37enne a Pozzuoli che, dopo aver incassato un rifiuto all’ennesima richiesta di denaro, ha picchiato e insultato i genitori anziani.
Stesso scenario in una casa nel quartiere partenopeo di San Pietro a Patierno. Un 21enne ha picchiato selvaggiamente la madre, colpevole solo di essersi opposta alla richiesta di denaro per acquistare stupefacenti.
Ancora a Sant’Anastasia, i carabinieri della locale stazione sono intervenuti per fermare un 30enne che per soldi aveva picchiato la madre e il fratello che provava a difenderla. Per farlo aveva impugnato una doga in legno, di quelle che compongono la rete del materasso.
Era il 22 agosto quando a Bacoli un 77enne del posto dopo aver sparato alla propria moglie si era barricato in casa e arrestato dai Carabinieri dopo diverse ore di trattative.
Nel novero dei reati più allarmanti quello della violenza sessuale. Quest’estate, una donna è stata violentata mentre faceva jogging in strada a Castellammare. Stordita con una mazza di legno, la vittima è stata costretta a subire palpeggiamenti. L’uomo è stato arrestato e portato in carcere. 30 i giorni di prognosi prescritti per la donna.
Nel marzo scorso, una 41enne di Pozzuoli ha accompagnato il figlio a scuola e quando è tornata per recuperare l’auto è stata avvicinata da un 51enne che ha provato ad aggredirla. La vittima si è chiusa in macchina e solo l’intervento dei Carabinieri ha evitato il peggio.
Nel tristissimo bilancio 3 femminicidi, 3 storie terribili di donne colpite a morte dalla mano del compagno o di un familiare.
La giovane Rosa Alfieri ha chiuso gli occhi per l’ultima volta il febbraio scorso.
E’ a Grumo Nevano e sta rincasando dopo una giornata di lavoro. Un condomino l’ha attirata in casa e l’ha strangolata. Senza un motivo apparente. Sottoposto a fermo per omicidio Elpidio D’Ambra, 31 anni.
Anastasiia Bondarenko aveva origini ucraine ed è morta a marzo, nella sua abitazione di Napoli. Ha perso la vita per mano del compagno. Un colpo per stordirla e poi l’incendio dell’appartamento. Il suo corpo carbonizzato è stato trovato dai Carabinieri. La figlioletta, testimone di una scena atroce, fu affidata ad alcuni familiari.
Sottoposto a fermo per omicidio Dmytro Trembach, dopo 7 giorni di indagini serrate.
Il 17 ottobre, invece, un 48enne ha picchiato con violenza la madre e la zia, per motivi ancora da chiarire. La zia, 67enne, è morta dopo qualche giorno per le gravi lesioni subite. Il 48enne è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Nola per omicidio aggravato.
Salva solo per miracolo una 71enne di Crispano. Quest’estate il marito l’ha colpita alla gola con un paio di forbici. Anche in questo caso non è chiaro cosa abbia spinto la sua mano. L’uomo è stato arrestato per tentato omicidio.