Sono ancora 98 i minatori rimasti intrappolati sottoterra in Ucraina a causa dell’interruzione di corrente dovuta ai bombardamenti russi che hanno segnato la giornata di martedì 10 ottobre. Tra missili e droni kamikaze iraniani (alcuni lanciati dalla Bielorussia) hanno fatto ripiombare due terzi del Paese nel terrore, con decine di morti e centinaia di feriti.
I minatori sono bloccati a Kryvyi Rih, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nella regione di Dnipro. Secondo le parole rilasciate dal capo dell’amministrazione militare dell’oblast di Dnipropetrovsk Oleksandr Vilkul su Telegram, un totale di 854 minatori di carbone sono rimasti intrappolati in quattro miniere sotterranee, mentre i russi hanno lanciato un attacco missilistico su Kryvyi Rih.
La maggior parte di loro è stata tratta in salvo e nella notte è in corso l’operazione per salvare gli ultimi 98. Kryvyi Rih è una delle città più martoriate dall’offensiva russa con gli attacchi con droni che sono proseguiti anche nel corso della gioranta. Mosca ha lanciato stamane un massiccio attacco missilistico in tutta l’Ucraina: 18 missili sono stati lanciati contro la regione di Dnipropetrovsk. Cinque di questi sono stati abbattuti dalle unita’ di difesa antiaerea ucraine. Altri tre missili sono stati lanciati contro la città di Kryvyi Rih: uno è stato abbattuto, ma due hanno colpito i bersagli.
Secondo il ministero della Difesa della Federazione Russa, le truppe ucraine hanno perso più di 300 soldati in un solo giorno nella direzione di Mykolaiv e Kryvyi Rih. Un dato tutto da confermare.
In mattinata l’Ucraina si è svegliata sotto una pioggia di missili e droni kamikaze. L’esercito di Putin, oltre a Kiev, colpita l’ultima volta a giugno, hanno lanciato missili in varie centri, fra cui Leopoli, Zhytomir e Khmelnitsky. Un raid registrato in due terzi dell’Ucraina che testimonia la vendetta dal presidente russo Vladimir Putin che ha così risposto agli atti di “terrorismo” di Kiev, compreso quello al ponte di Crimea avvenuto nei giorni scorsi.